Un cuore semplice

Di pomeriggio si spingevano con l'asino oltre le Roches-Noires, dalla parte di Hennequeville. All'inizio il sentiero saliva fra terreni ondulati come il prato di un parco, poi arrivava a un altopiano dove i pascoli s'alternavano ai coltivi. Sul ciglio del sentiero, nel fitto dei rovi, crescevano gli agrifogli. Qua e là, un grande albero morto tracciava lo zig zag dei suoi rami sull'azzurro dell'aria.
Quasi sempre si riposavano in un prato: avevano Deauville sulla sinistra, Le Havre sulla destra; davanti, il mare aperto. Era scintillante di sole, liscio come uno specchio, talmente tranquillo che se ne udiva a stento il mormorio; passeri invisibili cinguettavano, e la volta immensa del cielo avvolgeva tutto. La signora Aubain, seduta, era intenta al suo lavoro di cucito; Virginia, accanto a lei, intrecciava dei giunchi; Felicita mondava fiori di lavanda. Paolo, che s'annoiava, avrebbe voluto andar via.

[Gustave Flaubert,  Un cuore semplice in Tre racconti, Gruppo Editoriale L'Espresso, 2011, pag. 25]

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