Il paradiso degli orchi

Un'ultima domanda, signor Malaussène. In cosa consiste esattamente la sua mansione, al Grande Magazzino? Non emerge molto chiaramente dalla sua deposizione.
E non a caso...
Curiosamente, proprio in questo istante prendo coscienza dell'arredamento. È in stile impero, l'ufficio del commissario di divisione Rabdomant. Dalle sedie traballanti dall'aspetto pseudo-romano al servizio da caffè marchiato con la maiuscola imperiale N, per non parlare del divano Récamier che brilla discreto accanto alla libreria di mogano, tutto è immerso nella luce vegetale di  una tappezzeria color spinaci costellata di piccole api d'oro. Se cercassi bene, scoverei sicuramente il mini-busto del mini-Corso, una riproduzione del mini-bicorno e il memoriale di Las Casas nella libreria. Sebbene non abbia alcun nesso con la domanda che lui ha appena fatto, mi chiedo se ha pagato l'arredamento di tasca sua, il commissario di divisione, o se ha ottenuto dall'amministrazione un credito speciale per rivestire i locali con i colori della sua passione. In entrambi i casi, la conclusione è una sola: quest'uomo non rientra a casa tutte le sere. Ci sta bene, qui. E chi ama la cornice, ama il lavoro.
Sgobba venticinque ore su ventiquattro, il piedipiatti. Non si può fare troppo i furbi con la reincarnazione di Fouché. Da qui la mia decisione di non mentirgli.
- Faccio il Capro Espiatorio, signor commissario.
Il commissario Rabdomant mi rimanda uno sguardo assolutamente vuoto.
Allora gli spiego che la funzione detta di Controllo Tecnico è assolutamente fittizia. Io non controllo proprio niente, poiché niente è controllabile nella profusione dei mercanti del tempio. A meno di non moltiplicare per dieci gli effettivi controlli. Dunque, quando arriva un cliente con una lamentela, vengo chiamato dall’Ufficio Reclami nel quale ricevo una strapazzata  assolutamente terrificante. Il mio lavoro consiste nel subire l’uragano di umiliazioni con un’aria così contrita, così miserabile, così profondamente disperata, che di solito il cliente ritira il reclamo per non avere il mio suicidio sulla coscienza e tutto si conclude in via amichevole, con il minimo dei danni per il Grande Magazzino. Ecco, sono pagato per questo. Profumatamente, peraltro.

[Daniel Pennac, Il paradiso degli orchi, Feltrinelli, 2004, pag. 57-58]

Uno, nessuno e centomila

Siamo molto superficiali, io e voi. Non andiamo ben addentro allo scherzo, che è più profondo e radicale, cari miei. E consiste in questo: che l'essere agisce necessariamente per forme, che sono le apparenze che esso si crea, e a cui noi diamo valore di realtà. Un valore che cangia, naturalmente, secondo l'essere che in quella forma e in quell'atto ci appare.
E ci deve sembrare per forza che gli altri hanno sbagliato; che una data forma, un dato atto non è questo e non è così. Ma inevitabilmente, poco dopo, se ci spostiamo d'un punto, ci accorgiamo che abbiamo sbagliato anche noi, e che non è questo e non è così; sicché alla fine siamo costretti a riconoscere che non sarà mai né questo né così in nessun modo stabile e sicuro; ma ora in un modo ora in un altro, che tutti a un certo punto ci parranno sbagliati, o tutti veri, che è lo stesso; perché una realtà non ci fu data e non c'è, ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere: e non sarà mai una per tutti, una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile. La facoltà d'illuderci che la realtà d'oggi sia la sola vera, se da un canto ci sostiene, dall'altro ci precipita in un vuoto senza fine, perché la realtà d'oggi è destinata a scoprircisi illusione di domani. E la vita non conclude. Non può concludere. Se domani conclude, è finita.

[Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila, MilanoRCS editori, 2003, pag. 82]

La Calandria

[Atto secondo, scena prima]

LIDIO FEMINA Assai è manifesto quanto sia miglior la fortuna degli uomini che quella delle donne. Ed io più che l'altre l'ho per prova cognosciuto: per ciò che, da quel giorno in qua che Modon nostra patria fu arsa da' turchi, avendo sempre io vestito da maschio e Lidio chiamatomi (che cosí  nome avea el mio suavissimo fratello), credendosi sempre ognun che io maschio sia, ho trovato venture tali che ben ne sono stati li fatti nostri; ove che, se io nel vestire e nel nome mi fussi mostro essere donna, come sono in fatto, né il turco di cui eravamo schiavi ce aria venduti, né forse Perillo riscossoci, se saputo avesse che io femina fusse, onde in miserabil servitù sempre ci conveniva stare.

[Bernardo Dovizi da Bibbiena, La Calandria, Torino, Einaudi, 1967, pag. 37]

La fattoria degli animali

Per una volta, Beniamino accettò di venir meno alle proprie regole e lesse per lei ciò che era scritto sul muro. Non c'era scritto più niente, se non un unico Comandamento che diceva:

TUTTI GLI ANIMALI SONO UGUALI
MA ALCUNI ANIMALI SONO PIÚ UGUALI DEGLI ALTRI.

[George Orwell, La fattoria degli animali, Milano, Mondadori, 2013, pag. 106-107]

Il rosso e il nero

Farsi strada, per Julien,  significava prima di tutto andarsene da Verrières: egli odiava il suo paese. Tutto quel che vedeva gelava la sua immaginazione.
Fin dalla prima infanzia aveva avuto momenti esaltazione: a quel tempo sognava, deliziato, che un giorno avrebbe conosciuto le belle donne di Parigi e si sarebbe conquistato la loro attenzione con qualche azione clamorosa. Perché qualcuna di loro non avrebbe potuto innamorarsi di lui, proprio come la brillante Madame de Beauharnais si era innamorata di Bonaparte, ancora povero? Da molti anni Julien non trascorreva forse neanche un'ora della sua vita senza ripetersi che Bonaparte, oscuro luogotenente, senza fortuna, era divenuto padrone del mondo con la sua spada. Questo pensiero lo consolava delle sue disgrazie, che gli sembravano grandi, e raddoppiava la sua gioia, quando poteva gioire di qualcosa.
La costruzione della chiesa e le sentenze del giudice di pace lo illuminarono improvvisamente: gli venne un'idea che per alcune settimane lo mise fuori di sé, e alla fine si impadronì di lui con tutta la forza che un'anima ardente pensa di avere inventato.
«Quando Bonaparte fece parlare di sé, la Francia temeva l'invasione: il merito militare era necessario, era di moda. Oggi si vedono dei preti di quarant'anni con centomila franchi di stipendio, cioè il triplo dei famosi generali di divisione napoleonici. C'è bisogno di uomini che li assecondino. Ed ecco questo giudice di pace, un uomo finora così accorto e onesto, che in età avanzata si disonora, per paura di urtare un giovane vicario di trent'anni. Bisogna farsi preti.»

[Stendhal, Il rosso e il nero, Garzanti, 1996, pag. 27-28]

L’arte e la maniera di affrontare il proprio capo per chiedergli un aumento

Dopo avere riflettuto a lungo dopo aver preso il coraggio a due mani ti decidi ad andare dal tuo capoufficio per chiedergli un aumento e cosí vai dal tuo capoufficio diciamo per semplificare perché bisogna sempre semplificare che si chiama monsieur xavier cioè monsieur o meglio mr x cosí vai da mr x e qui delle due l’una o mr x è in ufficio o mr x non è in ufficio se mr x fosse in ufficio apparentemente  non ci sarebbe nessun problema ma ovviamente mr x non è in ufficio e cosí ti rimane una sola cosa da fare appostarti nel corridoio in attesa del suo ritorno o arrivo ma supponiamo non che non arrivi perché in quel caso ti rimarrebbe un unica soluzione tornare in ufficio e aspettare il pomeriggio  o il giorno dopo per provarci di nuovo supponiamo invece che lui tardi a rientrare fatto  che si verifica tutti i giorni in quel caso piuttosto che continuare a camminare su e giù per il corridoio la cosa migliore da fare è andare a trovare la tua collega mademoiselle Y che per dare un tocco d’umanità alla nostra arida dimostrazione chiameremo d’ora in poi mlle yolande ma delle due l’una o mlle yolande è in ufficio o mlle yolande non è in ufficio se mlle yolande è in ufficio in teoria non c’è nessun problema ma supponiamo che mlle yolande non sia in ufficio in quel caso dato che non hai voglia di continuare a camminare su e giù per il corridoio appostarti  in attesa dell’ipotetico ritorno o eventuale arrivo di mr x ti si prospetta un’unica soluzione fare il giro dei diversi settori che insieme costituiscono l’intera o parte dell’organizzazione che ti dà lavoro poi tornare da mr x sperando che questa volta sia arrivato orbene delle due l’una o mr x è in ufficio o mr x non è in ufficio ammettiamo  che non ci sia devi dunque appostarti in attesa  del suo ritorno o arrivo...

[Georges Perec, L’arte e la maniera di affrontare il proprio capo per chiedergli un aumento, Torino, Einaudi, 2010, pag. 3-4]