Un paesaggio con centrale nucleare

Ho camminato tre giorni per osservare qualcosa, ma già confuso quello che ho osservato, incerto quello che pensavo, solo incertezza per quello che verrà. Credo che tra pochissimo quasi tutti avremo dimenticato le notizie che solo qualche giorno fa sembravano così impressionanti; saranno roba sfiorita e un po' arcana, con l'effetto che mi facevano le persiane polverose d'una villa abbandonata di Orbetello. 
Deperibilità svelta del cosiddetto "mondo reale", non si distingue bene da un miraggio. Per forza l'intelligenza arriva sempre in ritardo: non lo capisce proprio tutto questo passare e perdersi nell'incerto, la dimenticanza che dovunque ci avvolge e ci porta.

[Gianni Celati, Un paesaggio con centrale nucleare in Verso la foce, Feltrinelli Editore, 1989, pag. 49]

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