L'assassinio di Roger Ackroyd

«E ora, messieurs et mesdames» riprese rapidamente Poirot «proseguirò con quanto stavo per dire. Dovete capire bene questo: io intendo arrivare alla verità. La verità, per quanto a volte possa essere terribile, è sempre una meta affascinante. Io sono vecchio, forse le mie facoltà non sono più quelle di una volta ...» A questo punto si aspettava un coro di proteste. «Forse è l'ultimo caso che tratto. Ma Hercule Poirot non può chiudere la sua carriera con un fiasco. Vi assicuro che intendo scoprire la verità e la scoprirò a dispetto di tutto e di tutti.»

[Agatha Christie, L'assassinio di Roger Ackroyd, Mondadori, 1979, pag. 119]

Il grande Gatsby

Quasi tutte le grandi ville costiere ormai erano chiuse e le luci erano rare, se si toglieva il chiarore di un ferry-boat la cui ombra si spostava verso lo Stretto. E mentre la luna si levava più alta, le case caduche incominciarono a fondersi, finché lentamente divenni consapevole dell'antica isola che una volta fiorì per gli occhi dei marinai olandesi: un seno fresco, verde, del nuovo mondo. Gli alberi scomparsi, gli alberi avevano ceduto il posto alla casa di Gatsby, avevano una volta incoraggiato bisbigliando il più immane dei sogni umani; per un attimo fuggevole e incantato, l'uomo deve aver trattenuto il respiro di fronte a questo continente, costretto ad una contemplazione estetica, da lui non capita nè desiderata, mentre affrontava per l'ultima volta nella storia qualcosa di adeguato alla sua possibilità di meraviglia.
E mentre meditavo sull'antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all'estremità del molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter sfuggire più. Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in questa vasta oscurità dietro la città, dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte. 
Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C'è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia... e una bella mattina ...
Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.

[Francis Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby, Mondadori, 1990, pag. 181-2]

Bucoliche

Titiro

Potevi tuttavia riposare qui con me per questa notte
sulle foglie verdi: ho mele mature,
castagne molli e formaggio abbondante,
e già di lontano fumano i tetti delle cascine
e più grandi scendono dagli alti monti le ombre.

(Egloga I, vv. 79-84)

[Publio Virgilio Marone, Bucoliche, Garzanti, 1981, pag. 11]

Festa mobile

Quando tornammo a Parigi era freddo e sereno e bellissimo. La città si era adattata all'inverno, c'era buona legna in vendita nella bottega di legna e carbone dirimpetto alla nostra casa, e c'erano bracieri sulle terrasses di molti buoni caffè per poterci restare al caldo. Il nostro appartamento era caldo e accogliente. Bruciavamo boulets - ovuli di polvere di carbone - sul fuoco di legna, e sulle strade la luce invernale era molto bella. Ti eri abituato alla vista degli alberi nudi contro il cielo e camminavi sulla ghiaia appena lavata dei sentieri attraverso il giardino del Luxembourg nel vento chiaro e pungente. Quando finalmente li avessi accettati nella loro nuova realtà, gli alberi spogli ti sarebbero sembrati scultorei, e i venti invernali increspavano la superficie degli stagni e le fontane zampillavano nella luce vivida. [...]

[Ernest Hemingway, Festa mobile, Mondadori, 1979 pag. 67]

Il Tartuffo, ovvero l'impostore

[PRIMO PLACET presentato al Re sulla commedia del Tartuffo]

SIRE
    Il compito della commedia essendo quello di correggere gli uomini divertendoli, ho pensato che non avrei potuto far nulla di meglio, nella carica che ricopro, che muover guerra ai vizi del nostro tempo dipingendoli in modo ridicolo; e dal momento che l'ipocrisia è senza dubbio uno dei vizi più alla moda, più fastidiosi e più pericolosi, ho pensato SIRE, che avrei reso un non piccolo servigio a tutte le persone dabbene del vostro regno preparando una commedia che descrivesse gli ipocriti smascherandone a dovere tutte le studiate messinscene di questa gente dall'onestà a oltranza, tutte le sotterranee birbonate di questi falsari della devozione, che si propongono di far cadere in trappola il prossimo loro con un finto zelo e una sofisticata carità.

[Luigi Lunari (a cura di),  Il Tartuffo in Molière. Commedie, BUR, 2006, pag. 133]


Un paesaggio con centrale nucleare

Ho camminato tre giorni per osservare qualcosa, ma già confuso quello che ho osservato, incerto quello che pensavo, solo incertezza per quello che verrà. Credo che tra pochissimo quasi tutti avremo dimenticato le notizie che solo qualche giorno fa sembravano così impressionanti; saranno roba sfiorita e un po' arcana, con l'effetto che mi facevano le persiane polverose d'una villa abbandonata di Orbetello. 
Deperibilità svelta del cosiddetto "mondo reale", non si distingue bene da un miraggio. Per forza l'intelligenza arriva sempre in ritardo: non lo capisce proprio tutto questo passare e perdersi nell'incerto, la dimenticanza che dovunque ci avvolge e ci porta.

[Gianni Celati, Un paesaggio con centrale nucleare in Verso la foce, Feltrinelli Editore, 1989, pag. 49]